Il 25 Aprile non è solo la festa della Liberazione dal nazifascismo: quest’anno assume un significato ancora più profondo, coincide con il lutto nazionale per la scomparsa di Papa Francesco e con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza 2025, che criminalizza la cannabis light.
Il 25 Aprile e il valore della libertà
Il 25 Aprile 1945 ha segnato la fine di un regime autoritario e l’inizio di una democrazia basata sul rispetto dei diritti. Oggi, quegli stessi ideali di libertà e autodeterminazione rischiano di essere smorzati da leggi che equiparano un fiore privo di effetti psicotropi a sostanze illecite. Celebrare la Resistenza significa dunque riaffermare il diritto di scelta informata e responsabile.
Divieti e lutto nazionale per la scomparsa di Papa Francesco
Il 21 aprile 2025 Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre. In seguito alla sua morte, il Consiglio dei Ministri ha deliberato cinque giorni di lutto nazionale, durante i quali:
- le bandiere dei palazzi pubblici resteranno a mezz’asta;
- sono sospese manifestazioni e spettacoli non autorizzati;
- è vietato ogni assembramento “non conforme alla sobrietà imposta dalla circostanza”;
- alcuni eventi ufficiali del governo vengono rinviati o semplificati.
Queste misure, pur dettate dal rispetto per il Santo Padre, hanno imposto restrizioni extra rispetto alla tradizionale celebrazione del 25 Aprile, creando un’atmosfera sospesa tra lutto e commemorazione civile.
Cosa prevede il Decreto Sicurezza 2025
Approvato in via d’urgenza, il Decreto Sicurezza trasforma la cannabis light (infiorescenze con THC < 0,6 %) in sostanza stupefacente. Le principali disposizioni sono:
- Divieto di coltivazione, produzione, vendita e detenzione di infiorescenze di canapa light;
- Sanzioni fino a 10.000 € e potenziali procedimenti penali per operatori e consumatori;
- Confisca automatica delle scorte, senza compensazione;
- Eccezioni solo per uso medico (su prescrizione specialistica) e per impieghi industriali esclusivi (fibre, semi).
Secondo Coldiretti, la filiera della cannabis light valeva oltre 500 milioni di euro e impiegava più di 25.000 persone. Oggi, molte aziende hanno già dovuto sospendere l’attività, mettendo a rischio l’equilibrio economico di intere comunità rurali.
Parallelo fra Resistenza storica e “Liberazione normativa”
I partigiani combatterono per liberare l’Italia da un regime oppressivo; oggi, coltivatori e operatori di cannabis light incarnano la nuova Resistenza verde. Con ironia potremmo definirla la “rivolta dei partigiani verdi”: una sfida contro leggi che ignorano evidenze scientifiche e opportunità di sviluppo sostenibile.
Conseguenze pratiche per il settore
L’impatto sui territori è già visibile:
- Stop ai raccolti in piena stagione, con infiorescenze abbandonate nei campi;
- Chiusura di oltre 300 “grow shop” in tutta Italia;
- Perdita di circa 10.000 posti di lavoro entro pochi mesi;
- Crollo di un modello di sviluppo locale che aveva dato nuova vita a borghi depopolati.
Le associazioni di categoria parlano di “danno ambientale e sociale”, con centinaia di ettari inutilizzati e famiglie senza prospettive di reddito.
Strategie per la “nuova lotta”
Per reagire al Decreto Sicurezza 2025 e rivendicare una regolamentazione equa, è fondamentale agire su più fronti:
1. Ricorsi legali e costituzionali
Supportare cause giudiziarie basate su studi tossicologici e sul principio di proporzionalità sancito dalla Costituzione e dal diritto UE.
2. Mobilitazione civica
Partecipare a webinar, forum e assemblee online organizzate da associazioni come Italia Cannabis e Union Canapa per creare una rete di opinione pubblica informata.
3. Diversificazione delle produzioni
Investire in filiere alternative – bioedilizia, tessuti, cosmetica naturale – per ridurre la dipendenza dal solo mercato del CBD e rafforzare la resilienza economica dei territori.
Come partecipare alla lotta per la libertà della cannabis light
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