California Sober: la Cannabis come Alternativa all’Alcol (e al Proibizionismo all’Italiana)

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Illustrazione satirica che mette a confronto la promozione del vino in Italia e il divieto della cannabis light

In un mondo dove l’alcol è celebrato nei saloni dorati delle fiere internazionali e la cannabis light viene ancora demonizzata, c’è chi ha scelto un’altra strada: quella della consapevolezza.

Il movimento California Sober, nato negli Stati Uniti e ormai diffuso in tutto il mondo, propone un approccio radicalmente diverso: niente alcol, niente droghe pesanti, ma apertura all’uso moderato e informato di cannabis.

Un paradosso? Solo per chi vive ancora intrappolato nei vecchi slogan proibizionisti.


La scelta di dire no all’alcol (e sì alla cannabis)

A scegliere il percorso California Sober non sono fricchettoni nostalgici o fanatici antialcol, ma giovani, artisti, atleti e adulti in cerca di equilibrio.

Persone che hanno capito che l’alcol — per quanto socialmente accettato — è una sostanza tossica, legata a tumori, incidenti stradali, violenza domestica e morte precoce, soprattutto tra i più giovani.

La cannabis, al contrario, non ha mai causato una morte documentata, è sempre più studiata per il suo potenziale terapeutico e, in molte forme light o CBD, non ha effetti psicoattivi debilitanti.


Cannabis e benessere: cosa dicono gli studi

Studi recenti mostrano che l’uso controllato di cannabis può aiutare in caso di:

  • insonnia
  • ansia
  • stress cronico
  • dipendenze da sostanze più gravi (incluso l’alcol)

Molti ex-bevitori raccontano di aver trovato nella cannabis un rifugio più sano, che non li disconnette dalla realtà, ma li aiuta a viverla con maggiore lucidità.


Un movimento con molte sfumature

Come riportato anche dal Guardian, il concetto di California Sober non è monolitico. Per alcuni significa semplicemente evitare alcol e droghe pesanti, per altri può includere l’uso responsabile di cannabis e, talvolta, di sostanze psichedeliche leggere in contesti controllati.

Ciò che accomuna chi fa questa scelta è la volontà di vivere una sobrietà più flessibile, personale e basata sul benessere reale, lontana dai dogmi e dalle imposizioni culturali.

Non si tratta di promuovere l’uso indiscriminato di cannabis, ma di rivalutare criticamente il ruolo delle sostanze legali e illegali nella nostra società, mettendo al centro la persona e non il pregiudizio.


E in Italia? Un brindisi alla disinformazione

Mentre negli USA si parla di “cannabis consapevole” come parte di una vita sana, in Italia si continua a confondere tutto nel grande calderone della paura.

Un esempio? Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che nella primavera del 2024 ha partecipato con entusiasmo al Vinitaly per promuovere il vino italiano come eccellenza nazionale. Nulla di male, se non fosse che lo stesso governo ha portato avanti una linea durissima contro la cannabis light, culminata nel settembre 2024 con l’approvazione di un emendamento al Decreto Sicurezza che ne vieta produzione e vendita, entrato ufficialmente in vigore nel 2025.

Peccato che nessuno al Vinitaly abbia ricordato che l’alcol è classificato dalla IARC come cancerogeno di classe 1, al pari del benzene e dell’amianto.

Peccato che i morti per abuso di alcol superino ogni anno le 30.000 unità solo in Italia.

E peccato che la cannabis light, quella vera, non abbia mai ucciso nessuno.


California Sober è una provocazione sana

Non serve vivere in California per abbracciare questo stile di vita. Serve liberarsi dalla narrazione tossica che ci vuole ubriachi e inconsapevoli, ma terrorizzati da un fiore.

Canapalandia continuerà a parlare di cannabis in modo critico, informato e libero. Non perché sia una panacea, ma perché è ora di raccontare le cose come stanno — con i dati, la scienza e la coscienza.

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