Cannabis e neuroprotezione: cosa dice la scienza
Introduzione
Nel grande dibattito sulla cannabis, tra chi la demonizza e chi la idealizza, c’è un tema che merita molta più attenzione di quanto ne riceva: la neuroprotezione. Già, perché se c’è una cosa che la scienza sta lentamente (ma inesorabilmente) dimostrando, è che la cannabis, lungi dall’essere un nemico del cervello, può in certi casi essere una sua alleata.
In questo articolo, scopriremo cosa dice la ricerca più recente su cannabis e neuroprotezione, come le sue molecole interagiscono con il sistema nervoso e perché, paradossalmente, l’unico ostacolo alla scienza, ancora una volta, è il proibizionismo.
Normativa vigente: autorizzati a curare, ma non a studiare
In Italia, la cannabis terapeutica è legale ma severamente controllata. I cannabinoidi più studiati per la neuroprotezione sono il CBD (cannabidiolo) e, in parte, il THC a basso dosaggio. Eppure, le autorizzazioni per la ricerca clinica sono così farraginose da rendere impossibile testare in modo estensivo gli effetti neuroprotettivi della pianta.
I medici possono prescrivere cannabis solo per alcune patologie, tra cui dolore cronico, sclerosi multipla, epilessia e nausea da chemioterapia. Ma se un neurologo volesse avviare uno studio su Parkinson, Alzheimer o neuroinfiammazione, dovrebbe arrampicarsi tra autorizzazioni del Ministero della Salute, controlli dei NAS e pareri etici spesso ideologici.
Insomma, si può usare, ma non capire. Si può curare, ma non prevenire. La scienza si scontra ogni giorno con un paradosso tutto italiano.
Cannabis e cervello: non solo stereotipi
Contrariamente a quanto raccontato per decenni, la cannabis non distrugge i neuroni. Al contrario, numerosi studi dimostrano che i cannabinoidi svolgono una funzione di modulazione e protezione delle cellule nervose.
Il sistema endocannabinoide, presente in tutto il corpo umano, regola funzioni come:
- l’infiammazione,
- il tono dell’umore,
- la plasticità neuronale,
- la risposta allo stress ossidativo.
Il CBD, in particolare, ha mostrato effetti positivi in modelli animali di:
- Alzheimer,
- Parkinson,
- Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA),
- Epilessia farmacoresistente.
Il problema? Questi studi sono nella maggior parte dei casi preclinici, o svolti all’estero. In Italia, si pubblica poco. Si sperimenta ancora meno. Ma si giudica molto.
Tecniche di coltivazione: come preservare il cervello… partendo dal campo
Per ottenere infiorescenze ad alto contenuto di CBD e basso THC, fondamentali per usi neuroprotettivi, è necessario partire dalla coltivazione controllata.
Le tecniche più efficaci sono:
- Coltivazione indoor: consente di regolare luce, temperatura e umidità per massimizzare i cannabinoidi benefici.
- Coltivazione in serra: compromesso sostenibile tra controllo e costo.
- Utilizzo di genetiche selezionate: come “CBD Therapy”, “Solomatic CBD” o varietà autoctone modificate legalmente.
Coltivare bene è un atto scientifico. Perché il principio attivo non è solo nella molecola, ma nella filiera.
Scegliere i semi giusti: la base della neuroetica vegetale
Per puntare alla neuroprotezione, bisogna partire da genetiche certificate, preferibilmente con alto CBD, THC sotto i limiti legali e un buon profilo terpenico.
Le varietà più indicate:
- Futura 75 (canapa industriale, bassa THC, ottimo CBD)
- Charlotte’s Web (una delle prime varietà usate per epilessia)
- CBD Kush, Euforia CBD, Swiss Dream Auto CBD
La qualità neuroprotettiva non sta solo nel contenuto di CBD, ma anche nel giusto mix tra cannabinoidi minori (CBG, CBC), terpeni (come il linalolo, il mircene) e flavonoidi.
In altre parole: la pianta è una sinfonia, e ogni seme è una partitura.
Conclusione: consigli pratici e sogni futuri
- Informati prima di giudicare: leggi studi internazionali su cannabis e neuroprotezione. Ce ne sono decine, solo che in Italia non se ne parla.
- Coltiva conoscenza, non solo piante: partecipa a seminari, eventi, webinar. Educa anche chi ti guarda storto.
- Scegli varietà certificate e bilanciate: non tutto ciò che è legale è efficace. E viceversa.
- Sii paziente e determinato: perché tra un permesso e un pregiudizio, il cervello che stai cercando di proteggere potrebbe essere il tuo.
La scienza, se lasciata libera, lo dice chiaramente: la cannabis può proteggere il cervello. Ma in Italia, prima di proteggere i neuroni, tocca difendere la verità.
E noi siamo qui per farlo. Una parola alla volta. Un seme alla volta. Una sinapsi alla volta.