Cannabis light alla Corte di Giustizia UE: cosa può cambiare per l’Italia

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Illustrazione realistica con foglia di cannabis, palazzo di giustizia, bandiere dell’Unione Europea e dell’Italia per un articolo sulla cannabis light alla Corte di Giustizia UE

La cannabis light è finita davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il Consiglio di Stato ha sospeso un giudizio sui divieti italiani e ha chiesto a Lussemburgo se il nostro giro di vite su infiorescenze e CBD rispetta davvero le regole del mercato unico.

Attenzione però: non è l’ennesimo articolo sul Decreto Sicurezza 2025. Quello lo abbiamo già spiegato qui: Decreto Sicurezza 2025 e cannabis light. Qui parliamo di un’altra cosa: cosa può dire l’Europa sul divieto italiano e quali scenari si aprono per filiera e consumatori.


Cosa ha fatto il Consiglio di Stato (in parole semplici)

Davanti ai giudici amministrativi è arrivato il ricorso di aziende del settore canapa contro il blocco totale delle infiorescenze e di molti prodotti derivati, introdotto con il pacchetto sicurezza.

Il Consiglio di Stato ha detto, in sostanza:

  • prima di decidere se il divieto italiano è legittimo, chiediamo alla Corte di Giustizia UE se è compatibile con il diritto europeo;
  • fino alla risposta di Lussemburgo, il procedimento in Italia resta sospeso.

È il classico rinvio pregiudiziale: quando c’è un dubbio serio sull’interpretazione del diritto UE, si chiede alla Corte europea di chiarire le regole del gioco.

La domanda scomoda a Lussemburgo

La questione è questa:

“Un fiore di canapa industriale certificata, con THC molto basso, è un normale prodotto agricolo che deve circolare nel mercato unico, oppure uno Stato può bloccarlo in blocco come se fosse una droga, senza prove di pericolosità?”

Oggi l’Italia si comporta così:

  • infiorescenze di canapa vietate a prescindere, anche con THC minimo;
  • stop anche a molti prodotti derivati da fiori (estratti, resine, oli, ecc.);
  • risultato: la filiera più redditizia della canapa viene schiacciata, mentre altre parti della pianta restano pienamente legali (semi, fibra, bioedilizia…).

La Corte UE dovrà dire se questa impostazione è compatibile con i principi di libera circolazione delle merci e con la giurisprudenza già esistente sul CBD non stupefacente.

I precedenti sul CBD: perché contano anche per la cannabis light

Nel caso Kanavape (C-663/18), la Corte di Giustizia ha stabilito che il CBD senza effetti psicotropi non è stupefacente e che uno Stato non può vietarne la vendita se è stato prodotto legalmente in un altro Paese UE, salvo prove solide di rischio per la salute.

Adesso il nodo è capire se questo ragionamento si estende anche alle infiorescenze di canapa con THC molto basso. In altre parole:

  • basta la forma “fiore” per trattarle come sospette,
  • oppure servono dati seri sugli effetti reali, come per il CBD?

Cosa può decidere la Corte di Giustizia UE

La sentenza potrà muoversi in vari scenari. Semplificando:

  • Scenario 1 – Fiore = prodotto agricolo
    La Corte riconosce che le infiorescenze di canapa industriale rientrano a pieno titolo nella logica del mercato unico: i divieti generalizzati diventano difficili da giustificare senza prove scientifiche forti.
  • Scenario 2 – Divieti possibili, ma non “a caso”
    La Corte ammette restrizioni, ma solo se:
    • sono proporzionate,
    • si basano su dati concreti di rischio,
    • non equivalgono a un blocco totale mascherato.
  • Scenario 3 – Ampio margine agli Stati
    Viene confermato un forte potere nazionale: i Paesi possono tenere un approccio molto restrittivo sulle infiorescenze, anche a THC basso.

In nessun caso la Corte “legalizzerà” o “proibirà” da sola la cannabis light. Darà però una cornice vincolante dentro cui le leggi nazionali dovranno muoversi.

Cosa cambia oggi per negozi, coltivatori e consumatori

Qui è importante essere chiari:

  • il Decreto Sicurezza 2025 e i divieti sulle infiorescenze sono ancora in vigore (per i dettagli rimandiamo alla guida: Decreto Sicurezza 2025 e cannabis light);
  • il rinvio alla Corte UE non cancella procedimenti e sequestri già in corso;
  • chi lavora nel settore infiorescenze continua a muoversi in una zona ad altissimo rischio legale.

Questa fase è una sorta di “intervallo”: il grande arbitro europeo non si è ancora espresso, ma tutti sanno che la sua decisione potrà pesare moltissimo sul futuro del settore.

Perché questa vicenda riguarda anche chi non compra cannabis

Dietro la cannabis light alla Corte UE non c’è solo il destino di growshop e CBD shop. C’è un tema più generale:

  • certezza del diritto per agricoltori e imprese che investono in una coltura ammessa dall’UE;
  • rapporto tra Stati e mercato unico: quanto spazio hanno i singoli Paesi per introdurre divieti extra rispetto alla media europea;
  • metodo scientifico contro panico morale: le restrizioni devono basarsi su dati, non su paure mediatiche.

In altre parole, se oggi si può bloccare un intero settore della canapa contro il vento europeo, domani lo stesso principio potrebbe valere per altre filiere “scomode”.

FAQ: le domande che ci fanno più spesso

La decisione della Corte UE renderà di nuovo legale la cannabis light?

No. La Corte non scrive le leggi italiane. Può però dire che certe norme sono incompatibili con il diritto UE. In quel caso, il Parlamento o i giudici dovranno adeguarsi, e questo potrebbe aprire spazi nuovi per le infiorescenze a basso THC.

Posso riaprire un negozio di cannabis light aspettando la sentenza?

Altissimo rischio. Fino a quando le norme attuali restano in vigore, “fare finta che la Corte abbia già deciso” è il modo migliore per ritrovarsi con sequestri e processi. Prima di qualsiasi scelta, è fondamentale confrontarsi con un avvocato aggiornato sul tema.

Il CBD in olio e cosmetici è coinvolto da questa causa?

La causa riguarda soprattutto la commercializzazione delle infiorescenze e dei prodotti che le contengono. Per una panoramica aggiornata su cosa è ancora legale con il CBD nel 2025 puoi leggere: CBD nel 2025: cosa è ancora legale dopo il Decreto Sicurezza.

Cosa fare adesso (oltre a incrociare le dita)

  • Informarsi sulle fonti ufficiali: atti della Corte UE, ordinanza del Consiglio di Stato, testi di legge, non solo post virali.
  • Usare i vecchi articoli come “manuale di contesto”: Guida alla legislazione della canapa in Italia, guida al Decreto Sicurezza e guida sul CBD 2025.
  • Prepararsi a diversi scenari: chi lavora nel settore può iniziare a ragionare su piani A/B/C in base ai possibili esiti della sentenza.

Noi, nel frattempo, continueremo a fare quello che sappiamo fare meglio: tradurre il legalese in italiano umano, smontare le narrazioni tossiche e raccontare la canapa per quello che è: una pianta, un’economia, una questione di diritti. Non un mostro.


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Disclaimer legale: I contenuti presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo informativo e divulgativo. Canapalandia non promuove né incita a pratiche contrarie alla legge italiana. Si invita ogni lettore a informarsi sulla normativa vigente e ad agire sempre nel rispetto della legalità.

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