In una sentenza che potrebbe cambiare radicalmente il panorama italiano della canapa light, un giudice ha deciso di disapplicare l’articolo 18 del Decreto Sicurezza. Il motivo? La norma non è stata notificata alla Commissione Europea, come invece impone la Direttiva UE 2015/1535.
L’Europa protegge il mercato legale della canapa
La direttiva in questione obbliga gli Stati membri a notificare qualunque nuova norma tecnica che possa limitare la libera circolazione dei prodotti. Il decreto italiano, nel tentativo di criminalizzare la vendita del fiore di canapa light (quello con THC sotto lo 0,2%), non ha rispettato questa procedura.
Il risultato? La norma non può essere applicata. E il giudice lo ha scritto nero su bianco, riportando un principio giuridico ormai incontestabile: il diritto europeo prevale su quello nazionale.
Una vittoria che può cambiare tutto
- ⚖️ Può fermare sanzioni e sequestri ingiustificati ai danni di rivenditori e produttori;
- 📜 Stabilisce un precedente legale importante per future sentenze;
- 🌿 Ridà fiato a un settore che vive sotto assedio nonostante operi nella legalità.
Un mercato da ricostruire
La canapa industriale e canapa light non è droga. È agricoltura, impresa, lavoro.
Con questa sentenza, la narrazione proibizionista subisce un duro colpo. Non si tratta solo di una vittoria legale: è un segnale di resistenza civile e commerciale.
Ora che la legge non può più essere usata come una clava, sarà il mercato – finalmente – a parlare.
Contenuto extra: un appello alla politica
Noi di Canapalandia non ci accontentiamo. Questa non è solo una scappatoia giuridica: è l’ennesima dimostrazione che serve una riforma vera.
- ❌ Basta decreti d’urgenza che colpiscono i piccoli imprenditori e agricoltori;
- ✅ Serve una legge chiara, moderna, europea. Una legge che distingua tra cannabis light e droghe, che tuteli chi lavora e che smetta di inseguire fantasmi ideologici.
In un Paese dove si promuove vino e gioco d’azzardo, vietare la canapa light è non solo antiscientifico, ma anche profondamente ipocrita.
Perché di canapa, in Italia, non ci si deve vergognare. Ci si deve investire.
📷 Fonte: Il Fatto Quotidiano – 6 maggio 2025