Il Decreto Sicurezza è una minaccia per chi si cura con la cannabis

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Illustrazione critica contro il Decreto Sicurezza che colpisce la cannabis terapeutica

Con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza 2025, in Italia anche la cannabis terapeutica finisce nel mirino. Tra restrizioni assurde, ricette obbligatorie anche per il CBD a uso orale e confusione normativa, pazienti e giuristi lanciano l’allarme: questa legge non garantisce sicurezza, la nega.

Nel silenzio generale, le persone che usano la cannabis per curarsi — legalmente e con prescrizione — rischiano di diventare vittime di un proibizionismo mascherato da “tutela della salute pubblica”.

⚖️ Cosa dicono gli avvocati?

L’Avv. Angelo Greco, in un video molto seguito (guarda qui), spiega perché il Decreto Sicurezza potrebbe essere incostituzionale. Secondo lui, manca il presupposto d’urgenza e si va a colpire un settore regolamentato senza dati concreti che giustifichino la stretta.

Sulla stessa linea, gli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti dichiarano che il provvedimento non rispetta le pronunce della Cassazione: la vendita di infiorescenze di canapa industriale non è reato se non hanno efficacia drogante. (fonte)

Infine, anche l’Associazione Nazionale Magistrati ha sollevato perplessità sulla costituzionalità di un testo che, nella forma e nei contenuti, rischia di violare i principi di proporzionalità e ragionevolezza. (fonte)

⚖️ Il primo ricorso è già partito

Intanto, arriva anche la prima risposta concreta: un gruppo di aziende ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro il Decreto Sicurezza, chiedendone la sospensione e l’annullamento.

Il ricorso solleva ben sei profili di incostituzionalità, tra cui la violazione del principio di proporzionalità, l’assenza di evidenze scientifiche e l’uso improprio della decretazione d’urgenza.

Ne ha parlato in dettaglio Dolce Vita, riportando anche le preoccupazioni degli operatori del settore, che ora temono per la sopravvivenza stessa delle loro attività.

🧑‍⚕️ I pazienti parlano: “Così ci negate la cura”

Dietro le sigle e gli articoli di legge, ci sono loro: i pazienti. Donne e uomini che convivono con patologie croniche e che hanno trovato nella cannabis una terapia efficace e meno invasiva.

“La cannabis terapeutica mi ha salvato la vita. Ora ho paura di non poterla più ottenere.” – Federica, affetta da fibromialgia

“Soffro d’ansia cronica. Grazie al CBD ho smesso con gli psicofarmaci. Ora mi chiedono una ricetta speciale per una goccia d’olio.” – Hellfred, testimonianza pubblicata su Cannabis Terapeutica Roma

Il rischio concreto? Che chi non può permettersi visite e farmacie specializzate venga tagliato fuori. E che la cannabis terapeutica torni a essere un privilegio e non un diritto.

🚨 Il Decreto colpisce anche chi non ha colpe

Il paradosso è evidente: si punisce chi segue la legge, non chi la infrange. Il Decreto Sicurezza criminalizza l’intera filiera — pazienti, farmacisti, medici, coltivatori — senza distinzione tra uso terapeutico, industriale o ricreativo.

Nel nome della “sicurezza”, si crea solo insicurezza terapeutica.

📣 Conclusione: sicurezza è anche libertà di curarsi

Una legge che ignora le evidenze scientifiche e le necessità dei pazienti non è una legge giusta. È una legge che fa male.

Serve una riforma seria, non una crociata ideologica. E servono voci libere che continuino a informare, raccontare e resistere. Come quelle di Canapalandia, e come le tante persone che ogni giorno, silenziosamente, si curano con coraggio.


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Disclaimer legale: I contenuti presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo informativo e divulgativo. Canapalandia non promuove né incita a pratiche contrarie alla legge italiana. Si invita ogni lettore a informarsi sulla normativa vigente e ad agire sempre nel rispetto della legalità.

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