Charlotte Figi cura l’epilessia con la cannabis

 

Oggi voglio condividere con te la storia di Charlotte Figi, una bambina che ha cambiato il modo in cui vediamo la cannabis terapeutica. La sua battaglia contro una rara forma di epilessia resistente ai trattamenti tradizionali ha portato a una scoperta rivoluzionaria che ha influenzato la vita di milioni di persone in tutto il mondo.

La storia di Charlotte ha iniziato a fare il giro dei media nel 2013, quando la sua vicenda ha dimostrato che, per alcuni pazienti, la cannabis può essere la risposta che la medicina convenzionale non è riuscita a fornire. Charlotte soffriva della Sindrome di Dravet, una grave forma di epilessia che si manifesta nei primi anni di vita. I suoi attacchi, che arrivavano anche a 300 crisi epilettiche a settimana, avevano messo a dura prova la sua salute e quella della sua famiglia. Nessun trattamento tradizionale riusciva a migliorare la situazione.

L’intervento della cannabis: un passo verso la speranza

Dopo aver esaurito ogni opzione medica, i genitori di Charlotte decisero di provare una strada meno convenzionale: il CBD, un composto non psicoattivo presente nella cannabis. Questo derivato della pianta, a differenza del THC, non ha effetti “sballanti”, ma ha dimostrato potenziali benefici terapeutici in numerose patologie, tra cui proprio l’epilessia.

Dopo aver somministrato a Charlotte un estratto di CBD con una percentuale altissima (99%), la sua vita cambiò radicalmente. Il numero di crisi epilettiche diminuì drasticamente, arrivando a ridursi a soli due attacchi al mese. Un miglioramento incredibile se pensi che prima viveva con centinaia di crisi settimanali.

Ma non solo: Charlotte iniziò a fare progressi che la sua famiglia non avrebbe mai potuto immaginare. Iniziò a camminare, a parlare e a interagire con le persone intorno a lei. La sua storia, seppur dolorosa, divenne un simbolo di speranza per tutte quelle famiglie che affrontano le sfide di malattie croniche e invalidanti.

L’impatto della cannabis sull’epilessia resistente

Uno degli studi più rilevanti che ha seguito la storia di Charlotte è stato condotto da Dr. Orrin Devinsky, neurologo presso la New York University Langone Medical Center. Devinsky ha esaminato come l’uso di cannabis terapeutica, e in particolare del CBD, possa ridurre gli attacchi epilettici in pazienti con epilessia farmaco-resistente.

I risultati dello studio sono stati stupefacenti. Il 42% dei pazienti trattati con il CBD ha avuto una riduzione significativa delle crisi epilettiche, e per il 5% di loro le crisi sono completamente scomparse. Questo studio ha confermato ciò che la famiglia di Charlotte aveva sperimentato in prima persona: il CBD ha un potente effetto anticonvulsivante.

Anche se il trattamento con il CBD non è una cura definitiva, è stato un faro di speranza per molte famiglie che fino ad allora non avevano altre opzioni. Charlotte è diventata un simbolo di questo cambiamento, e la sua storia ha contribuito a spingere i legislatori e i ricercatori a prendere seriamente in considerazione l’uso terapeutico della cannabis.

Effetti collaterali e rischi: cosa sappiamo

Come ogni trattamento, anche l’uso del CBD per l’epilessia non è privo di effetti collaterali. Uno degli aspetti più importanti sottolineati dai medici è la necessità di un monitoraggio costante da parte di professionisti sanitari. Nei test clinici, i pazienti che hanno ricevuto CBD hanno riportato effetti collaterali come sonnolenza, diarrea e affaticamento. Tuttavia, questi sintomi sono considerati minimi rispetto ai benefici osservati nel controllo delle crisi epilettiche.

“Sono rimasto sorpreso dal numero relativamente basso di effetti collaterali. Penso che questi dati forniscano ulteriori prove a supporto della sicurezza dell’uso del CBD, specialmente in una popolazione così vulnerabile come quella dei pazienti con epilessia resistente.”

Kevin Chapman, Professore di Neurologia e Pediatria presso l’Università del Colorado

Sebbene siano necessari ulteriori studi per comprendere appieno gli effetti a lungo termine dell’uso della cannabis in campo medico, i risultati ottenuti finora sono promettenti. In molti Paesi, compresa l’Italia, si stanno aprendo dibattiti accesi su come integrare l’uso della cannabis nelle terapie per patologie croniche e invalidanti.

Charlotte Figi: una bambina, un movimento globale

La storia di Charlotte ha dato vita a un movimento. I suoi progressi hanno spinto numerosi genitori a cercare soluzioni alternative per i loro figli affetti da patologie simili. Molte famiglie si sono trasferite in Stati dove la cannabis medica è legale, nella speranza di poter migliorare la qualità di vita dei loro cari.

In questo contesto, la cannabis terapeutica è passata dall’essere un tabù a una possibile ancora di salvezza per molte persone. Ma non è solo la comunità medica a essere coinvolta in questo cambiamento: anche la società civile, i legislatori e i gruppi di difesa dei diritti dei pazienti stanno facendo pressione affinché la cannabis venga riconosciuta come una risorsa terapeutica e non come una minaccia.

La voce di Paige Figi: un appello alla comunità

La madre di Charlotte, Paige Figi, ha scritto una toccante lettera aperta ai fratelli Stanley, i coltivatori della cannabis utilizzata per curare sua figlia. In questa lettera, Paige ha condiviso il profondo cambiamento che ha visto nella vita di sua figlia grazie alla cannabis:

“Insieme al controllo dell’epilessia, ci sono molti altri vantaggi che stiamo vedendo nell’uso della cannabis medica. Charlotte sta finalmente vivendo la vita che merita: gioca, sorride e interagisce con gli altri. Non è più prigioniera della malattia.”

La storia di Charlotte Figi è un potente esempio di come la scienza, la medicina alternativa e la determinazione di una famiglia possano fare la differenza. Grazie al coraggio dei suoi genitori e al supporto della comunità scientifica, Charlotte è diventata un simbolo del potere terapeutico della cannabis.

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