Per la prima volta, i ricercatori dell’Università della California a San Diego hanno avviato uno studio clinico che prevede l’uso di cannabis terapeutica per curare l’emicrania. Questo studio, innovativo nel suo genere, coinvolgerà pazienti trattati con i due principali composti attivi della cannabis: THC e CBD, mentre ad altri verrà somministrato un placebo. Lo scopo è verificare se questi composti possano effettivamente alleviare i sintomi debilitanti dell’emicrania e fornire un’alternativa sicura alle cure tradizionali.
Cosa è l’emicrania?
L’emicrania è una condizione caratterizzata da forti mal di testa che possono durare da alcune ore a diversi giorni, spesso accompagnati da nausea, vomito, sensibilità alla luce e ai suoni. È una malattia altamente debilitante che può compromettere la qualità della vita di chi ne soffre. Circa un miliardo di persone nel mondo è affetto da questa patologia, rendendola una delle principali cause di disabilità a livello globale.
Perché la cannabis potrebbe essere efficace?
Recenti studi hanno suggerito che la cannabis possa avere un effetto positivo su diverse forme di dolore cronico, incluso il mal di testa associato all’emicrania. Si ritiene che i cannabinoidi, come il THC e il CBD, interagiscano con il sistema endocannabinoide del corpo, che regola varie funzioni fisiologiche, compreso il dolore. Uno studio preliminare condotto nel 2020 ha evidenziato che l’86% dei pazienti con emicrania trattati con cannabis hanno riportato una riduzione della frequenza e intensità degli attacchi.
Il team di ricercatori di San Diego spera che questo nuovo studio clinico confermi queste prime evidenze, dimostrando che la cannabis terapeutica possa rappresentare una valida alternativa ai farmaci tradizionali. Spesso, infatti, le terapie convenzionali non risultano efficaci per tutti i pazienti e sono accompagnate da effetti collaterali indesiderati.
Come si svolgerà il test clinico?
Lo studio, attualmente in fase di reclutamento, coinvolgerà circa 90 pazienti adulti tra i 21 e i 65 anni, suddivisi in quattro gruppi. Il primo gruppo riceverà un placebo, mentre gli altri tre gruppi riceveranno combinazioni di THC, CBD o entrambi i composti in varie dosi. Il trattamento verrà somministrato in forma di inalazione attraverso un vaporizzatore, permettendo una rapida assunzione dei principi attivi.
I ricercatori valuteranno gli effetti della terapia in un arco di 30 giorni, durante i quali i pazienti dovranno riportare la frequenza, la durata e l’intensità degli attacchi di emicrania, nonché eventuali effetti collaterali. Questo approccio in doppio cieco permetterà di valutare con precisione l’efficacia della cannabis terapeutica rispetto al placebo.
Le aspettative e le sfide dello studio
Il neurologo Nathaniel Schuster, responsabile dello studio, ha dichiarato che molti pazienti che soffrono di emicrania hanno già iniziato a usare la cannabis per alleviare i sintomi, ma non ci sono ancora dati sufficienti per supportare la sua efficacia. “Molti pazienti ci chiedono se la cannabis funziona per l’emicrania, ma finora non abbiamo avuto abbastanza evidenze scientifiche per rispondere a questa domanda. Speriamo che questo studio ci fornisca le risposte che stiamo cercando”, ha affermato Schuster.
Se i risultati dello studio saranno positivi, potrebbero aprire la strada a nuovi trattamenti per l’emicrania basati su cannabis terapeutica. Tuttavia, c’è ancora molto da capire su come esattamente i cannabinoidi influenzino il mal di testa e quale sia il dosaggio ottimale per ottenere benefici terapeutici senza effetti collaterali indesiderati.
Il futuro della cannabis terapeutica
Questo studio segna un passo importante nel percorso di riconoscimento della cannabis terapeutica come trattamento valido per diverse patologie. Negli ultimi anni, l’uso medico della cannabis ha guadagnato terreno in molti paesi, con un numero crescente di stati che ne hanno legalizzato l’uso per scopi terapeutici.
Sebbene la cannabis non sia ancora una cura ufficialmente riconosciuta per l’emicrania, questo studio potrebbe essere un punto di svolta. Se dimostrato efficace, il trattamento a base di cannabis potrebbe offrire una nuova speranza a milioni di persone nel mondo che soffrono di questa debilitante patologia e non trovano sollievo con le terapie tradizionali.
Fonte: ANSA